Si uccise in carcere: il giudice dà la colpa al personale e fa risarcire una famiglia di Trepuzzi

Fu trovato senza vita la sera del 30 giugno 2011, nel carcere di Teramo dove era ristretto per furti e rapine, il 31enne di Trepuzzi, C.I., morto impiccato dopo altri quattro tentativi di suicidio.

E adesso i familiari della vittima avrebbero ottenuto un risarcimento di 193mila euro, dopo la causa che avevano mosso contro il Ministero della Giustizia perché sarebbero mancati i controlli previsti dal regime di Grandissima Sorveglianza a cui l'uomo era sottoposto, dal momento che lo stesso aveva già tentato più volte di uccidersi e che ben due perizie psichiatriche lo descrivevano come un soggetto 'a rischio suicidio'. Invece negli ultimi tempi, sembra che il regime di Grandissima Sorveglianza, che implica controlli ogni 15 minuti, fosse stato sostituito con la 'Sorveglianza a vista', tanto da rendere più difficile la possibilità per i vigilanti di cogliere il 31enne sul fatto o di poterlo soccorrere in tempo. Da qui la sentenza che avrebbe rintracciato la colpa di quanto accaduto proprio nella condotta del personale penitenziario del carcere di Teramo, e il conseguente risarcimento alla famiglia del trepuzzino suicida.

Ilaria Bracciale

Redattrice

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(Henri Bergson)

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