Telemedicina e domiciliarità: il medico e tutte le attrezzature in casa grazie alla tecnologia

di 15 Settembre 2017

Il medico in casa, grazie alle nuove tecnologia. La Telemedicina, già oggi, è in grado di evitare molti ricoveri inappropriati e di ridurre la distanza che c’è - in tutti i sensi - tra la Sanità e i cittadini.

Con un’angolazione e una direzione specifica, quella del supporto alla domiciliarità, analizzata nella seconda giornata del Forum Mediterraneo in Sanità 2017. Sul tavolo, nella sessione coordinata dal Direttore Generale ASL Lecce Silvana Melli e dal Direttore Generale ASL Brindisi Giuseppe Pasqualone, le esperienze regionali che attraversano l’Italia da Nord a Sud, dal Trentino alla Puglia.

Dal 1997, anno della prima definizione della telemedicina, sono stati fatti molti passi avanti – ha detto in apertura Melli - culturalmente e tecnologicamente. La presa in carico del paziente è il punto di partenza, quindi i servizi socio sanitari devono individuare il soggetto e integrarsi con i sistemi sanitari, di diagnosi e cura”. Lavoro sul campo su cui le Asl di Brindisi e Lecce “stanno lavorando in tandem attuando un’ampia collaborazione”.

E che si sviluppa a livello regionale, come ha ricordato Ottavio Di Cillo, responsabile del Centro Regionale Telemedicina AOU Policlinico Bari, facendo presente che “la Puglia è l’unica Regione italiana ad avere un sistema di monitoraggio h24 delle emergenze-urgenze”. “La nuova Aress - ha aggiunto - è un punto di partenza fondamentale per rilanciare la telemedicina, che ancora stenta a decollare, perché integra servizi sanitari e socio sanitari”.

Temi che il Ministero della Salute, ha assicurato Paola Pisanti, intende rendere centrali nello scenario nazionale in stretta collaborazione con le regioni: “E’ fondamentale – ha sottolineato - introdurre la telemedicina come procedura standardizzata dell’erogazione dei servizi essenziali. Il Patto della Salute ridisegna sostanzialmente la Sanità, proprio inserendo la tecnologia e portando la gestione della cronicità a livello della domiciliarità, grazie ad un vero e proprio “patto di cura”.

Il confronto tra esperienze, però, resta la ricchezza del Forum Mediterraneo. Claudio Dario, direttore sanitario dell’Azienda sanitaria provinciale di Trento, ha raccontato la sua: “Siamo in un percorso obbligato verso la telemedicina, un piano inclinato che s’inclina sempre più. L’ospedale è una fase, la continuità è tra territorio e territorio. La telemedicina non è meccanismo di integrazione di sistemi esistenti, ma un’immersione in dati che riguardano il paziente e avvolgono la nostra vita. Siamo di fronte ad uno sviluppo obbligato, al di là delle nostre volontà”.

Un processo ineluttabile, insomma, che tuttavia – ha aggiunto Pasqualone - “va accompagnato con un programma d’investimento sul territorio, di ricerca di personale e di acquisto di tecnologie”. I buoni esempi, evidentemente, non mancano.

Francesco Galasso, direttore Distretto di Francavilla della Asl di Brindisi, ha illustrato il progetto di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), il TeleHomeCare, coincidente con la riconversione in PTA dell’Ospedale di Ceglie Messapica, in grado di fornire in un Ospedale di Comunità un supporto teleassistito a pazienti già in assistenza domiciliare (con teleconsulto, teleassistenza e telemonitoraggio di malattie croniche). Si chiamaH@H Hospital at home”: macchine grandi come un comodino da tenere a casa e in grado di fornire tutti i parametri in remoto e in video, erogare ossigeno, aspirare muchi ad una coorte di 188 pazienti assistiti, con un costo-paziente di 29,4 euro al giorno.

Roberto Corciulo, del Policlinico di Bari, ha quindi aperto una finestra sul Telecontrollo della dialisi, malattia renale cronica che affligge 2 milioni di italiani: “Ogni paziente che fa dialisi utilizza 35 volte di più la quota capitaria che le Asl percepiscono per ogni paziente: è il più alto costo che deve sopportare la Sanità pubblica per una patologia cronica. Con Smart Health 2.0 abbiamo scelto di offrire la dialisi a domicilio al paziente spendendo molto meno e migliorando la qualità della vita, perché fa la dialisi quando vuole lui”. Sviluppo prossimo sarà una poltrona che ha i device sanitari integrati ed è video-collegata con una control room: l’importanza di guardare negli occhi il medico, anche quando è altrove.

E’ ciò che accade anche con la teleriabilitazione del Dipartimento di Foniatria e Logopedia della ASL Lecce, in cui il dr. Danilo Patrocinio e i suoi collaboratori fanno riabilitazione a distanza per 100 pazienti con patologie neuromotorie complesse a seguito di chirurgia del distretto testa-collo.

Risparmi, organizzazione, efficienza e modernizzazione del sistema, ma soprattutto migliore qualità di vita del paziente: sono le parole chiave della Telemedicina. Per vederle applicate, comune sentire di tutti gli intervenuti al Forum, servirà anche colmare quel gap culturale che può trasformare un’eccezione in quotidiana normalità della Sanità Pubblica. Chissà che non possa bastare un clic sul pc o un messaggio su whatsapp.

Ilaria Bracciale

Redattrice

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(Henri Bergson)

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