Ricerca di nuovi modelli organizzativi: il “Fazzi” sarà sede della sperimentazione nazionale

L’Ospedale ‘Vito Fazzi’ di Lecce è stato individuato quale sede di sperimentazione per una ricerca nazionale su nuovi modelli organizzativi per l’attività chirurgica basata su diversi livelli di intensità di cure.

Dopo l’approvazione del decreto ministeriale 70/2015 sulla riorganizzazione degli ospedali, il Ministero di concerto con le Regioni ha approvato un progetto che punta a ricercare modelli organizzativi che possano aumentare l’efficienza dei reparti ospedalieri e, tra questi, i reparti chirurgici ad alta intensità di cure. Questo anche al fine di superare le lunghe liste d’attesa per interventi chirurgici oggi condizionati dagli interventi in urgenza.

Per questo progetto la Regione Puglia ha individuato la ASL di Lecce perché impegnata nell’attivazione del Dea con circa 280 posti letto ad alta complessità di cure, costituendo inoltre il punto di riferimento per l’intera rete ospedaliera territoriale con i suoi 2.400 posti letto pubblici e accreditati. Con delibera n. 30 del 21 marzo la ASL ha approvato la prima fase del progetto, che è un piano articolato di formazione. La delibera riporta i reparti così come disegnati nel Regolamento 7/2017 ma il coinvolgimento degli ospedali sarà secondo l’assetto organizzativo attuale, in particolare per gli ospedali di Casarano, Copertino e Galatina, anche al fine di individuare modifiche con miglioramenti rispetto alla programmazione del 2017.

Da maggio, quindi, prima formazione a Roma insieme agli altri centri di eccellenza italiani poi, da novembre, tutti in aula per discutere e applicare le nuove regole che supereranno la classica organizzazione regolata dall’urgenza o da “liste di attesa” non aggiornate. Sulla base dei dati rilevati, si definiranno le nuove linee di indirizzo nazionali che saranno oggetto di un nuovo accordo Stato-Regioni come quello di recente approvato con il Piano Nazionale Liste d’attesa. Anche la Regione riserva una particolare attenzione al progetto perché oltre alla ricerca di indicatori che possono regolare il piano ospedaliero, di per sè processo dinamico legato ai bisogni dei pazienti e del territorio, valuterà se esportare l’iniziativa anche in altre ASL, vista la comunanza di problemi e soluzioni.

Ilaria Bracciale

Redattrice

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