Ortopedia del 'Fazzi': duemila interventi, protesi hi-tech e una Rete Traumatologica

di 12 Settembre 2018

Oltre 1700 interventi chirurgici nel 2017 e un trend che toccherà quota 2mila nel 2018. Sono i grandi numeri del reparto di Ortopedia e Traumatologia del “Vito Fazzi” di Lecce, diretto dal dr. Giuseppe Rollo da 12 anni.

36 posti letto attorno ai quali ruota un’équipe formata da 10 medici e 32 infermieri, sempre col paziente al centro di ogni attività. E poi la capacità di fare rete, a tutti i livelli: tra i medici, con i reparti del “Fazzi” impegnati sul fronte dei grandi traumi (Chirurgia, Neurochirurgia, Rianimazione ecc.) e con gli altri Ospedali del territorio.

Un “modello” che dall’inizio dell’anno ha prodotto 3722 prestazioni in sala gessi (medicazioni o immobilizzazioni), con una media di 37,83 pazienti al giorno accolti in ambulatorio (fra controlli e prime visite) e 26 pazienti che affluiscono dal Pronto Soccorso, con picchi di 40 nel periodo estivo. Un impegno costante che, ad oggi, ha consentito di realizzare 1315 interventi di chirurgia media e maggiore, con una media di 164,37 interventi al mese e il suo massimo toccato a luglio, con 174 operazioni. Per un totale di 2300 interventi chirurgici effettuati nel 2017, compresi quelli realizzati a Galatina, e una curva che nel 2018 salirà verso i 2mila, solo a Lecce.

Un patrimonio di attività e d’esperienza costruito nel tempo e condiviso con la comunità scientifica, come testimoniano i 15 articoli pubblicati su riviste internazionali negli ultimi mesi. Pubblicazioni che raccontano di tecniche chirurgiche d’avanguardia, come la cosiddetta Grika, una metodica di artroplastica chiamata così in onore della Grecìa salentina. Oppure dell’associazione tra la tecnica di Ilizarov e iniezioni di teriparatide, impiegata per le ricostruzioni di gamba, perdite di sostanza, infezioni ecc., così come la tecnica denominata S.A.R.A., usata per il reimpianto dell’osso omologo (dello stesso paziente) nel trattamento delle fratture esposte di femore, omero e tibia.

L’Ortopedia di Lecce, del resto, è stata la prima in Puglia a ricostruire il legamento crociato posteriore con una tecnica mini-invasiva ed è centro di riferimento per il trattamento delle non consolidazioni o ritardi delle ossa di qualsiasi distretto. Inoltre, in collaborazione con l’Università di Perugia il reparto sta lavorando per migliorare la tecnica I.O.L.E., una nuova metodica di trattamento della frattura di femore in pazienti pediatrici. Rilevante, poi, il capitolo hi-tech legato all’affinamento della tecnica che prevede la realizzazione di protesi su misura in titanio nelle revisioni difficili dell’acetabolo, con il ricorso ai più moderni ritrovati della biotecnologia e l’impiego di Tac 3D.

L’Ortopedia e Traumatologia del “Fazzi” è poi entrata a pieno titolo nel disegno della Rete Traumatologica Regionale che prevede la definizione di tre sistemi integrati di assistenza al trauma (SIAT). Il SIAT 3 (Area Salento) individua come Centro Traumatologico di Alta Specialità (CTS) l’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, mentre gli Ospedali di Gallipoli e Scorrano svolgeranno il ruolo di Centro Traumatologico di Zona (CTZ). Il sistema sarà completato dagli Ospedali di Copertino e Casarano, che avranno funzioni di presidi di Pronto Soccorso per Traumi (PST), così come in parte Galatina, poiché senza posti letto dedicati. Un sistema di vasi comunicanti che, in funzione della gravità, attiverà il percorso migliore: dal piccolo trauma gestito localmente nei PST, ai traumi di media entità con stabilizzazione del paziente nel DEA di I livello (il CTZ) sino al trauma severo e al politrauma da centralizzare nell’HUB di II livello ad alta specialità.

Con numeri che già oggi parlano chiaro. Il “Vito Fazzi”, infatti, è il primo ospedale di Puglia per traumi severi dimessi: 198 nell’ultimo anno, secondo il rapporto Agenas. E con risultati sovrapponibili rispetto ai livelli del Niguarda di Milano, che è centro di riferimento nazionale, e addirittura superiori per alcune fasce d’età, come nel caso dell’anziano (14,8% di decessi contro 17,24) e del grande anziano over 80 (35% contro 41,79).

Va nella direzione del miglioramento continuo anche la scelta di istituire il Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia aziendale. Un passaggio importante per dare concreta attuazione ai percorsi di umanizzazione delle cure e alla centralità del paziente, per applicare trattamenti omogenei e multidisciplinari, oltre che per razionalizzare le risorse e ottimizzare le prestazioni.

L’immediato futuro si chiama Trauma Center, vero e proprio pilastro portante della Rete Traumatologica. All’interno del nuovo DEA di Lecce, ormai prossimo alla consegna, sarà uno dei punti di forza: il luogo in cui arriveranno pazienti politraumatizzati e polifratturati. Il valore aggiunto sta nella “Shock room”, il percorso rosso individuato nel piano zero adiacente al Pronto Soccorso, dove il paziente con traumi severi troverà un canale terapeutico preferenziale, dotato di quattro sale operatorie già pronte per interventi in urgenza.

L’obiettivo, come racconta il dr. Rollo, è alla portata: «La rete serve a generare efficienza, che per noi vuol dire salvare quante più vite umane, a patto che ogni passaggio sia funzionale ai minuti da guadagnare. La golden hour, non va dimenticato, è l’ora d’oro in cui dobbiamo rientrare per salvare il paziente. Nel DEA tutto questo ci sarà e potremo vincere la nostra sfida quotidiana».

Ilaria Bracciale

Redattrice

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(Henri Bergson)

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