Lorusso e Pezzella, il tragico ricordo di Oronzo Valletta

di Oronzo Valletta 02 Dicembre 2023

Non ricordo nulla di venerdì 2 dicembre ma ricordo tutto di sabato 3 dicembre 1983, se chiudo gli occhi rivivo le stesse sensazioni.


Era un altro mondo. L'Italia stava uscendo dagli anni bui del terrorismo e si stavano consolidando quegli anni 80 che sarebbero stati bellissimi - soprattutto per chi aveva 25 anni come me - e a loro modo "opulenti", anche se con un'inflazione enorme che avremmo pagato in futuro (per dire: la serie A era per distacco il primo campionato, qui giocavano i più forti calciatori del mondo).
Era un'altra vita. Non esistevano Internet, telefonini, social e quindi le notizie non esplodevano, come ora, alla velocità della luce. Ricordo solo che quel maledetto venerdì i miei impegni mi avevano assorbito totalmente fino a tardissimo e non capì nulla. Poi sabato 3 dicembre mi recai di buon'ora a comprare il giornale all'edicola in v.le dello Stadio. Come ogni mattina lanciai uno sguardo distratto alle locandine appese e su quella di Quotidiano lessi: "muoiono Lorusso e Pezzella".
Ricordo che rimasi impietrito, cercando l'errore, dovevo per forza avere inteso male qualcosa, finché l'edicolante mi vide da dentro e mi venne incontro dicendo soltanto: "non sapevi nulla"?
Era un altro calcio. Non è vero che si giocasse per pura passione - c'era già stato un colossale scandalo di calcio scommesse e i migliori del mondo venivano qui per soldi - ma semplicemente ne giravano molti meno di ora perché le pay tv erano agli albori e le partite si giocavano tutte la domenica alle 14:30. In più non esistevano i contratti a scadenza, quando una società "comprava" un giocatore ne acquisiva il cartellino a vita finché non lo cedeva o smetteva di giocare . Di conseguenza a ogni sessione di mercato i movimenti in entrata e uscita erano molto limitati e accadeva spesso che un calciatore restasse molti anni in una squadra, diventando una "bandiera" che amava ed era amato dall'ambiente.
Così accadde a Michele, che ha giocato sempre a Lecce dal 1970 alla sua morte ed è stato, lo dico per convinzione tecnica e non per la tragedia, uno dei migliori, se non il migliore, terzino destro della nostra storia.
Così accadde a Ciro, che arrivò nel 76, gran bel difensore con circa 150 partite in giallorosso, e che qui si era sposato ed era ormai di casa.
Ciao Ciro, ciao Michele, sembra ieri e invece sono 40.

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