A tu per tu con Alessandro Delli Noci: «credo nella politica del bene comune e nella prossimità»

di Thomas Invidia 12 Ottobre 2019

Alessandro Delli Noci, il politico, l'uomo che, insieme a Carlo Salvemini e a tutta l'attuale compagine cittadina di governo, ha interrotto una stagione politico-culturale che durava da vent'anni.

Abbiamo indagato e riportato, grazie anche alla testimonianza del diretto interessato, i tratti fondamentali del carattere del Vicesindaco di Lecce. Un pizzico di allegria ha accompagnato la nostra intervista, che ha toccato vari temi, dalla "rivoluzione" nel capoluogo salentino alla passione per il Lecce, dalle aspirazioni ai valori che lo contraddistinguono. Buongiorno, Vicesindaco Delli Noci. Da dove nasce la passione per l'impegno verso la comunità? “Nasce dalla cultura della mia famiglia per questo, ho sempre vissuto in casa la Politica per il bene comune. La passione è scoppiata all'Università, da lì è diventata una passione per la città”.

Quali sono i valori che la ispirano? Una volta li avremmo definiti "valori da Prima Repubblica".

“I valori sono la Democrazia, il Rispetto, il Bene Comune, ma soprattutto la Prossimità, che è il vero valore su cui deve rifondarsi la Politica, cioè il servizio per il cittadino”.

Azione pubblica e privati devono collaborare per assicurare l'efficienza e la programmazione corretta oppure uno deve prevalere sull'altro?

“Io credo nel partenariato pubblico-privato, privato inteso sia come associazionismo sia come tessuto imprenditoriale, che salvaguardi e valorizzi l'interesse pubblico”. Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento_. A Lecce è avvenuta una “rivoluzione fisiologica” oppure un vero e proprio cambiamento climatico?

“Questa frase è scritta sul mio profilo da molto prima che si avviasse ciò che è successo, è stata una rivoluzione dal basso, forse anche inaspettata. Non immaginavo che sarebbe successo così velocemente, ma avevo la percezione che un cambiamento potesse avvenire. Non sentivo un passo isolato, ma una voglia di variare. A volte basta la voglia di uno, per coinvolgere tanti”. Esiste il rischio, per un politico, di perdere il contatto con le persone e la gente comune. Quali precauzioni bisogna prendere?

“Una delle preoccupazioni più grandi che ho è quello di perdere il contatto con la cittadinanza, il contatto diretto è una delle cose che mi piacciono di più. Io ricevo sempre a porte aperte, ricevo tantissime persone. Ricevo sia a Palazzo Carafa sia nei quartieri, perché solo vivendo e conoscendo i quartieri possiamo capire come valorizzarli e renderli più vivibili. Se mancasse il contatto, qualunque lavoro pubblico potrebbe risultare calato dall'alto e oggetto di incuria”.

Oltre alla vita pubblica di Alessandro Delli Noci, vorremmo conoscerne anche il lato più umano e personale. Lei segue lo sport? “Da ragazzo facevo più sport, giocavo a pallavolo. Adesso seguo molto il calcio, soprattutto il Lecce”. Se potesse tornare a Liceo, adesso si parla tanto di scuola, le piacerebbe?

“Mi sono divertito, ho studiato, ho fatto tutte le esperienze che fa un ragazzo di quattordici anni, gli sbagli e gli errori, anche la maleducazione. Però, se ci ripenso, credo che fosse giusto per quell'età e poi a scuola mi sono anche innamorato”. Lei è un uomo di mare o di terra, anche se in Salento è davvero arduo scegliere? “Un uomo di terra, anche se il mare mi piace molto”. Lei si sente leccese ed italiano o leccese ed europeo?

“Mi sento tutte e tre”. Perché scendere in campo, quando avrebbe potuto avere una moto, un lavoro regolare e andare la domenica allo stadio come tutti i ragazzi della sua età?

“Allo stadio vado lo stesso, nella medesima postazione che ho sempre frequentato, cioè la curva. Una delle cose su cui insiste Carlo Salvemini, e sulla quale condivido pienamente, è che dobbiamo costruire una classe dirigente che cambi la Politica e non che sia cambiata dalla Politica”. Quanto tempo dedica alla sua famiglia? È costretto a fare delle rinunce?

“Troppe. Dedico non tutto il tempo che vorrei, cerco di dedicarlo da un punto di vista qualitativo. I miei figli mi reclamano, ma la mia attività mi assorbe moltissimo. Forse ho fatto troppi passi veloci per la mia età, però mi dedico anima e corpo perché voglio far bene”. Se non si fosse occupato della Cosa Pubblica, che cosa le sarebbe piaciuto fare? “Il dirigente dell'innovazione di una grande impresa”.

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