Ci lascia Carmelo Caroppo. Una vita tra la sua gente e i suoi quadri naif

Ci sono persone che quando ci lasciano oltre a darci tanta tristezza riescono a regalarci una sublimità d’animo unica.

E’ questo il sentimento che ho provato alla notizia della scomparsa del maestro Carmelo Caroppo. Perché Carmelo ha sempre ispirato serenità oltreché simpatia e stima. Se n’è andato in silenzio, quasi con discrezione, così com’era lui negli ultimi anni della sua vita. Avrebbe compiuto 97 anni il prossimo 28 marzo.

“Don Carmelo”, così mi piaceva chiamarlo, era un artista nato: un restauratore eccellente ed un pittore autodidatta. E come tutti gli artisti autodidatti era dotato di una personalità ed una fantasia unica. Non sono poche le case degli squinzanesi che possono vantare la presenza di una sua opera. Era un pittore naif e la sua pittura era facilmente riconoscibile sia per le caratteristiche estetiche che detonavano la sua personale creatività istintiva sia perché dalle sue opere traspariva, attraverso i colori, un senso di positività della natura. Quella natura che lui amava profondamente ed alla quale riusciva a dare un aspetto irreale, fantastico.

Carmelo ha vissuto tutta la sua vita tra la gente e per la gente. Un amico che sapeva trovarsi pronto in ogni circostanza. Proprio per questo non ha mai rinunciato, finché gli è stato possibile, a fare una passeggiata in bicicletta per raggiungere la “sua” 'Società Operaia' in Piazza Plebiscito, che negli ultimi anni era diventata la sua seconda casa prima di essere accolto nella grande famiglia della “Cooperativa le Querce” dove gli operatori hanno saputo apprezzare da subito le sue qualità umane ricambiando con tutto ciò di cui può aver bisogno un anziano novantenne ma dandogli soprattutto amore e assistenza professionale.

Un uomo mite ma forte che ha saputo portare avanti una bellissima famiglia con amore e rigore insieme alla moglie Lina, scomparsa 13 anni fa. Un esempio di vita lasciato in eredità alla sua adorata Franca: figlia attenta e riconoscente che lo ha accudito fino all’ultimo giorno, insieme al marito Vincenzo, in maniera esemplare. Insieme hanno saputo coccolarlo facendogli sentire tutto l’amore che meritava e che oggi possono ricordarlo anche attraverso le sue opere di cui la loro casa è stracolma. Quadri e mobili usciti dalle sue mani. Mani spesso intrise dei colori delle sue tele che assomigliano tanto a quelli del suo cuore semplice e immenso.

Roberto Schipa

Giornalista Pubblicista

"È la stampa bellezza, la stampa e tu non ci puoi far niente, niente".
(Dal Film L’ultima minaccia - New York 1952)

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