Nel cuore del centro storico barocco di Lecce, dove la pietra leccese, calda e dorata, narra secoli di fede e cultura, una fontana ornata da cavalli alati venne collocata, per un periodo limitato,
in uno degli spazi più rappresentativi della città: Piazza Duomo. Quest’opera particolare, nota come Fontana con i Cavalli Alati, fu ideata dallo scultore Antonio Bortone, su incarico ricevuto in occasione di un evento di grande rilievo religioso cittadino: il Congresso Eucaristico del 1925.
La realizzazione fu affidata alla celebre ditta dei Fratelli Peluso, maestri leccesi nella lavorazione del ferro battuto, e venne inaugurata il 1° aprile 1925. La fontana dominava la piazza con un’impostazione scenografica audace: cavalli alati, emblema di energia e spiritualità, zampillavano acqua in una coreografia dinamica. Intorno alla struttura si trovavano quattro raffinati lampioni, anch’essi opera dei Peluso, in stile liberty, che nelle ore serali conferivano all’intera composizione un aspetto quasi incantato.
Eppure, nonostante la sua originalità e il suo valore estetico, l’opera non fu mai del tutto accettata dai cittadini né dagli studiosi e appassionati dell’architettura urbana. Fu presto considerata una nota dissonante in un contesto architettonico di elevata coerenza stilistica, dominato dalla severa eleganza del barocco leccese del Seicento. Piazza Duomo, con il suo complesso monumentale composto da cattedrale, campanile, episcopio e seminario, rappresentava – e rappresenta ancora – uno degli esempi più alti di armonia barocca italiana. In questo equilibrio visivo, l’estetica moderna della fontana appariva fuori luogo, se non addirittura irriverente.
Per questo motivo, già nel 1930, a soli cinque anni dalla sua posa, si iniziò a discutere della necessità di rimuoverla, per restituire alla piazza la sua purezza originaria.
La Fontana con i Cavalli Alati fu quindi rimossa nel 1957, cadendo nel dimenticatoio e lasciando spazio a un’estetica più fedele alla tradizione del luogo. Oggi, di quell’intervento innovativo restano soltanto fotografie storiche e la memoria di un periodo in cui Lecce tentò di fondere tradizione e modernità, creatività e radici storiche.
Quella breve esperienza rimane comunque una testimonianza importante di un momento in cui la città affrontava il cambiamento, cercando – tra entusiasmi e contrasti – una nuova identità artistica e urbana.