Loi di Campi: “Vi racconto come sono diventato un campione della pittura contemporanea”

di Thomas Invidia 16 Marzo 2020

Loi di Campi Salentina, nome d'arte di Lorenzo Invidia, artista di fama internazionale, originario di Campi, ha concesso un'intervista al nostro giornale.

Premiato con il Premio dei Musei, con il Premio Turris Magna, con il Premium International Florence Seven Stars, "il maestro dell'estroflessione" è riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo come un ricercatore della profondità e della dimensionalità nelle forme. I suoi moduli sono allo studio dei critici d'arte contemporanea e la sua attività è oggetto di mostre nelle capitali mondiali. Attualmente vive a Desio, ma non ha troncato il legame con la terra d'origine, in cui è solito trascorre le vacanze. Di seguito l'intervista al maestro Loi di Campi.

Lei ha vinto molti premi e la sua opera, "tra le più sperimentali dell'arte contemporanea" come dice di lei il prof. Carlo Franza, noto critico d'arte, è apprezzata in tutta Europa. Ci può raccontare quando nasce la passione per l'arte e perché realizza i suoi "moduli"? Ho sempre avuto la passione per l’arte in genere. Quando andavo alle medie le materie dove eccellevo erano il disegno e la musica. Dopo la terza media i professori mi consigliavano di iscrivermi al Liceo Artistico oppure al Conservatorio Musicale (a 10 anni suonavo nella banda del paese con maestro Graziano La Penna). Io mi sono iscritto all’Istituto Tecnico Industriale. La mia pittura viene definita “Pittura Analitica”, Il che vuol dire che i “Moduli" non sono arrivati dall’oggi al domani ma dopo una ricerca che ha attraversato diverse tipologie di pittura come la figurazione, l’astrattismo geometrico, la computer art ecc. Solo dopo sono approdato ai moduli. Inizialmente solo “Moduli Emersi” (forme architettoniche che uscivano dal piano della tela). Negli anni 80 io e mia moglie abbiamo aperto un laboratorio di ceramiche artistiche contemporanee attivo fino al 2000, abbiamo esportato in tutto il mondo i nostri manufatti”

Lei è noto come un maestro dell'estroflessione, della ricerca della dimensionalità e delle forme. Perché il suo soggetto preferito sono le gocce? “Dopo aver lavorato per un certo periodo con i Moduli Emersi, verso il 2012 ho iniziato a coprire con una tela le sagome. Senza accorgermene stavo approdando alla estroflessione. Continuando a ricercare in questo ambito ho scoperto che a Desio c’era quello che poi è diventato un mio mito e capostipite dell’estroflessione mondiale Agostino Bonalumi, con il quale ho avuto dei contatti fino alla sua prematura morte avvenuta il Settembre 2013. Cercavo una forma mia o che mi identificasse, dopo svariate ricerche è arrivata la goccia. La goccia è l’incontro tra un triangolo ed un cerchio, congiungendo due lati di un triangolo ed un semicerchio ed ecco la goccia. Ora un quadro con le gocce è automatico pensare a di Loi di Campi. Le gocce sono diventate la mia cifra identificativa”.

Una sua opera si trova attualmente presso la sezione di arte contemporanea dei Musei Vaticani, il titolo è "I colori del Papa". Ci vuole parlare di quest'opera più nel dettaglio? “Con la mia grammatica non era facile realizzare un'opera per i musei vaticani e che omaggiasse il Papa. Dopo averci pensato un po’ ho deciso che bisognava lavorare sul colore. Ho realizzato due monocromi di cm 30x30 con una goccia ciascuno, uno di colore bianco e l’altro di colore giallo montati in una cornice celeste che creava un dittico dalle misure totali cm 40x80x5”.

Quali momenti ricorda più gioiosamente della sua lunga carriera? Lei ha esposto a Berlino, in tutta Italia, ha vinto il Premium International Florence Seven Stars 2016, il Premio Turris Magna 2017, il Premio dei Musei 2016 ecc... “Ricordo tanti momenti gioiosi della mia rapida carriera. Dico rapida carriera perché anche se ho sempre avuto a che fare con l’arte, solo verso il 2010 ho iniziato a fare le mostre, pertanto è stata una carriera molto veloce. Ci sono pittori che impiegano una vita a me è successo l’opposto, e questo ha provocato l’invidia di alcuni colleghi. Ritornando ai momenti gioiosi, quello che più mi ha emozionato è il premio dell’arte e della cultura, ovvero il ”Premio dei Musei” conferitomi nella sala degli specchi al circolo della stampa

di Milano”.

Ultimamente, lei ha tenuto la mostra "Oltre le apparenze", che si è aperta nel Dicembre 2019, presso uno studio legale a Milano e che è stata inserita nel progetto internazionale "Nuova balconata Milanese". Ci può parlare più approfonditamente di questo progetto? Come si coniuga uno studio legale con le sue ricerche artistiche? “Oltre le apparenze" fa parte del progetto ideato dal Prof. Carlo Franza, noto critico d'arte contemporaneo. Purtroppo è un periodo in cui la cultura in genere e l’arte soprattutto non navigano in buone acque. Molte gallerie storiche chiudono. Le mostre organizzate dalle gallerie fanno il pieno di visitatore solo il giorno dell’inaugurazione, poi non si vede piu’ nessuno. In America gia’ da tempo si organizzano mostre in spazi diversi dalle gallerie, ed il professore Franza cerca di fare altrettanto. Il progetto è “Nuova balconata milanese”, Nuova perche’ già alcuni anni fa il professore aveva organizzato la “ Balconata Milanese” serie di mostre, presso un famoso studio di architettura in piazza Duomo a Milano. Il motto è "non portare la gente dove c’è l’arte, ma portare l’arte dove c’è la gente”. Lo studio legale e tributario di Via Spadari (praticamente piazza Duomo) è uno studio moderno, con grandi spazzi e frequentati da importanti manager dell’industria italiana ed europea”.

Scendiamo nel profondo dell'artista. Perché "Loi di Campi"? Perché Loi di Campi? Cercavo uno pseudonimo e cerca, cerca è arrivato. “Lo= Lorenzo i=Invidia Loi di Campi perché sono nato a Campi Salentina Ormai tutti mi chiamano Loi invece di Lorenzo”.

Dal 2012 lei si dedica molto alla ricerca dimensionale e artistica nei suoi moduli sul colore bianco. Perché? Per circa due anni ho realizzato moduli emersi e moduli sommersi di colore bianco. Perche? Il bianco è il colore che comprende tutti i colori. Rappresenta la purezza, la spiritualità, il candore. Un colore che mi da un senso di libertà, non mi lega. La progressione del mio lavoro è fatto di capitoli. Primo capitolo: Moduli emersi e sommersi. Secondo capitolo: Moduli reflex ( estroflessioni su lastra metallica a specchio dove lo spettatore mentre guarda l'opera entra lui stesso nell'opera). Terzo capitolo: Moduli oltre (moduli che sfondano la superficie della tela). Quarto capitolo: Oltre la superficie (moduli coperti da tela, ma non creano estroflessione). Come si può notare il mio lavoro è una ricerca continua, guai ad adagiarsi sugli allori e continuare ed essere modesti”.

Nel 2016 lei tenne, presso il Liceo Brera a Milano, una mostra sui "monocromi blu". Ha portato a termine la sua ricerca con il blu ed ha cambiato soggetto? “Nella sala Hajech del Liceo Artistico Brera di Milano si tengono annualmente delle importanti mostre. Quella del 2016 “Monocromi Blu” l’invisibile diventa visibile Dopo aver usato il blu ho iniziato a usare altri colori, rimanendo sempre nella monocromia. I colori che ho usato sono il rosso, il giallo ed il nero”.

 

Lorenzo Invidia, in arte Loi di Campi. Lei ha origini meridionali, precisamente di Campi Salentina. La sua sfolgorante carriera artistica l'ha condotta lontano dal Salento, ha mai pensato di progettare una mostra nella sua città natale? “Se ho pensato a fare una mostra a Campi, mio paese natio, dove sono sempre tornato per le vacanze..? La mia pittura non è di facile lettura. Nei miei lavori non c’è un significato pratico. La filosofia nei miei lavori è: “ Il colore prende forma”. Bisognerebbe avere l’occhio abituato a vedere lavori monocromi, concettuali, analitici. Comunque prima o poi senz’altro farò una mostra anche a Campi”.

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